Tanzania

SCHEDA ELEMENTI ESSENZIALI DEL PROGETTO ASSOCIATO AL PROGRAMMA

TITOLO DEL PROGETTO: Disabilità e malnutrizione in Tanzania

SETTORE E AREA DI INTERVENTO: Settore: G – Promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; promozione e tutela dei diritti umani; cooperazione allo sviluppo; promozione

della cultura italiana all’estero e sostegno alle comunità di italiani all’estero.

Area: 4 – Cooperazione allo sviluppo, anche con riferimento alla promozione della democrazia partecipativa e ai settori dell’assistenza, del patrimonio culturale, dell’ambiente e dell’aiuto umanitario alle popolazioni vittime di catastrofi.

DURATA DEL PROGETTO: 12 MESI

CONTESTO SPECIFICO DEL PROGETTO

Città di Mbeya

Le attività del progetto si svolgeranno nella città di Mbeya e specificamente in tre quartieri della città capoluogo di Regione: Uyole, Simike e Iyunga.

Mbeya è il capoluogo dell’omonima Regione, nei quadranti sud della Tanzania. Si trova ad un’altitudine di 1.700 metri e si estende attraverso una stretta valle di altopiano circondata da una conca di alte montagne.

Dalle ultime rilevazioni Mbeya conta oltre 450.000 abitanti divisa in 36 quartieri.

Il quartiere di Uyole è situato sulla A 104 l’arteria principale del Paese che collega Dar Es Salam con lo Zambia e il Malawi, a 10 km dal centro Città. Dall’ultimo censimento del 2012 risulta che il quartiere contava 11.500 abitanti ma, considerato l’alto tasso di crescita, è prudente supporre che attualmente siano non meno di 15.000. Il quartiere è il primo agglomerato che incontrano gli abitanti delle zone rurali circostanti e soprattutto dei villaggi sulla strada proveniente dal Malawi. E’ alla struttura sanitaria dell’Ospedale di Igawilo che fanno riferimento dunque sia gli abitanti di Uyole sia quelli provenienti dalle zone rurali. Purtroppo l’Ospedale è di piccole dimensioni e ha un personale sanitario poco preparato. Dai risultati di una indagine svolta dagli operatori del Programma Simama CBR e dai nostri partner locali risulta che l’elevata percentuale di bambini con disabilità della zona è legata anche all’imperizia e alla scarsa preparazione dei sanitari che, in caso di parti difficili, utilizzano ancora il forcipe con facili e conseguenti lesioni cerebrali.

Il quartiere di Simike è quello che copre un’area molto vasta del Centro città. Conta oltre 12.000 abitanti. La stratificazione sociale evidenzia la distribuzione di una popolazione con posizioni sociali variegate per il differente ammontare di ricchezza e di potere all’interno dello stesso quartiere. Si hanno perciò gruppi di popolazione molto facoltosa che abita in case di alto prestigio e una popolazione molto povera (spesso più povera di quella che abita nelle zone rurali) che fatica a sopravvivere e condurre una quotidianità degna. Da queste famiglie più povere provengono i 120 bambini con disabilità iscritti al Centro di Riabilitazione di Simike che comunque hanno trovato, in questi anni, un supporto sia per i programmi riabilitativi avviati sia per il supporto alimentare e nutrizionale.

Iyunga è il quartiere di Mbeya che si incontra nella periferia Sud della città e che conta oltre 20.000 abitanti. Il quartiere copre un territorio molto vasto che si estende sulle colline circostanti con forti vincoli orografici. L’originario sistema territoriale contrassegnato storicamente da centri autonomi ed isolati, è stato stravolto dalla crescita demografica e dall’inurbamento, saturato dalla crescita insediativa, snaturato dei suoi caratteri originari, omologato in un unico sistema caotico, con accelerati processi di degradazione. La situazione di degrado si aggrava nel periodo delle piogge quando, a causa del crollo di ponti e del dissesto delle strade, molte famiglie si trovano isolate e non possono raggiungere la città i luoghi di lavoro.

Per i bambini con disabilità la condizione di isolamento diventa drammatica per l’impossibilità di raggiungere il centro Simama del quartiere e raggiungere anche le scuole dove sono stati avviati processi di inclusione difficili ma comunque fruttuosi.

Regione di Njombe

La Regione di Njombe, si trova nel sud-ovest della Tanzania (area delle Southern Highlands), ad una altitudine media di m. 1.600 s.l.m.

La regione ha un’area complessiva di 10.668 chilometri quadrati. Circa 7.680 chilometri quadrati della Regione sono adatti all’agricoltura e all’allevamento (Fonte da qui in avanti: National Bureau of Statistics of Tanzania, Njombe Regional Profile, 2016).

La città di Njombe, che dà il nome alla Regione e alla Diocesi, conta 40.000 abitanti, mentre il numero complessivo di residenti nella Regione è di 702.097 individui (329.359 uomini e 372.738 donne), con un tasso di crescita annuo del 2,1%. Circa il 40% della popolazione è cattolica.

La popolazione è prevalentemente distribuita in numerosissimi villaggi rurali, sparpagliati sull’intero territorio, che rendono la Regione di Njombe un contesto a bassa urbanizzazione e concentrazione di servizi, e a bassa densità abitativa: 536.189 individui, cioè più del 76% del collettivo, risiede nelle campagne, mentre poco più del 23% abita nei piccoli e medi centri urbani del territorio: Njombe, Makambako, Wanging’ombe.

Nella Regione di Njombe l’89,4% del PIL è dato dalle attività agricole e di allevamento, seguite dai servizi (9,7%) e in ultimo da industrie e infrastrutture con un solo 0,8%. L’agricoltura, prevalentemente organizzata sul modello familiare (shamba) e con forme produttive estremamente arretrate, assorbe da sola più dell’80% dei lavoratori.

Città di Dar Es Salaam

La metropoli di Dar Es Salaam, secondo le stime del 2020, conta 6 milioni di abitanti. Il distretto di Kinondoni è il più settentrionale dei tre distretti in cui è suddivisa la città di Dar es Salaam, ed è delimitato a est dall’Oceano Indiano e a nord e a ovest dalla Regione di Pwani. La popolazione del distretto ammonta a circa 1.250.000 persone. Il distretto nel suo complesso è eterogeneo: esso comprende alcune delle zone residenziali più sviluppate di Dar es Salaam ma anche zone (come per esempio Kawe), che hanno infrastrutture peggiori e, per esempio, soffrono periodicamente della mancanza di acqua corrente. 

Il quartiere periferico di Kawe dove è presente la sede del progetto, è attraversato longitudinalmente da sud verso nord dalla Bagomoyo Road per 5,19 km, e si estende trasversalmente dalla costa verso l’entroterra per un massimo di 6,62 km. Conta una popolazione di 72.000 abitanti.

Il problema rilevato

1. La situazione delle persone con disabilità

La Tanzania è uno dei pochi paesi subsahariani ad aver effettuato un’indagine statistica sulla prevalenza, le tipologie e i principali bisogni delle persone con disabilità. Il “2008 Tanzania Disability Survey” è una ricerca campionaria a cura del National Bureau of Statistics della Tanzania, pubblicata nel giugno 2010, che per la prima volta effettua una rilevazione specificamente mirata alla popolazione disabile sia adulta che infantile, con lo scopo di misurarne l’incidenza, le macro tipologie, le principali carenze in termini di accesso alle cure e ai servizi.

Secondo la ricerca, in Tanzania la disabilità incide sul 7,8% della popolazione di 7 anni e più. L’incidenza è più elevata nella Mainland (7,8%) che in Zanzibar (5,9%), e significativamente più alta nelle aree rurali (8,3%) che in quelle urbane (6,3%). Non esistono invece significative differenze di incidenza sui maschi (7,7%) e sulle femmine (7,8%). In ordine di incidenza le tipologie di disabilità prevalenti, per limitazione delle principali funzionalità, sono: sordità (45,4%), disturbi della comunicazione (38,1%), ritardi e disturbi cognitivi (34,5%), problematiche fisiche che impediscono o limitano la mobilità (29,4%), altre invalidità che compromettono l’autonomia (23,1%), cecità (11,2%).

Secondo l’Integrated Labor Force Survey 2014 realizzato dal National Bureau of Statistics della Tanzania le persone con disabilità presenti nella regione di Dar es Salaam rappresentano il 7,2% della popolazione, per un collettivo totale di 316.281 individui con disabilità individuati nell’intero spettro sia delle limitazioni delle funzioni e strutture corporee che delle attività e partecipazione (ICF 2010).

Limitate nell’accesso all’educazione primaria (appena L’1% dei bambini con disabilità ha accesso alle scuole primarie di Dar es Salaam) ed emarginate da adulte dalla partecipazione attiva all’economia del Paese (solo il 3,8% delle persone disabili è impiegato o coinvolto in un’attività informale generatrice di reddito), le persone con disabilità spesso finiscono ai bordi della società, condizionando anche il benessere socio-economico delle loro famiglie. A questo si aggiungono pregiudizi e stigma sociale che portano alla loro esclusione dai processi decisionali nella comunità, dalla politica e dalle occasioni di socialità. La marginalizzazione sociale condiziona anche il grado di conoscenza dei propri diritti, come emerso da un sondaggio del CCBRT – Comprehensive Community Based Rehabilitation in Tanzania del 2014 che ha rilevato che solo il 43% delle persone disabili intervistate sapeva dell’esistenza del Disability Act, 2010. Il disagio vissuto da queste famiglie è accentuato in un contesto urbano come Dar es Salaam dove, all’alto tasso di disoccupazione e alla carenza di servizi sociali, si aggiunge la mancanza della rete sociale di supporto tipica dei villaggi.

Nella Regione di Njombe, da una stima effettuata dal Dipartimento sociale della Diocesi omonima su dati forniti dalle autorità sanitarie, risulta siano presenti non meno di 5.500 persone con disabilità e di esse almeno 1500 bambini con disabilità medio-gravi e gravi.

La situazione dei bambini con disabilità nella città di Mbeya, pur in presenza di servizi nati in questi anni, è ancora molto problematica.

Il centro Simama insediato nel quartiere di Uyole ad esempio si fa carico di 220 bambini con disabilità ma, da una stima (per difetto) supportata da personale sanitario locale, ci sono almeno 300 famiglie dove sono presenti bambini con disabilità medio-grave e grave.

Si stima che nel Centro Simama del quartiere di Simike ci siano almeno altri 250 bambini con disabilità che non sono raggiunti da nessun servizio e che molto spesso sono nascosti in casa anche per un diffuso stigma sociale.

Attualmente presso il Centro Simama di Iyunga sono iscritti 125 bambini con disabilità, ma gli operatori del Centro stimano che almeno altri 250 sono rinchiusi nelle case, invisibili agli altri abitanti e ancor più alle fragili strutture di supporto sociale e sanitario della città.

 

2. La situazione della malnutrizione in Tanzania con particolare riferimento ai bambini con disabilità

A livello nazionale, il tasso di malnutrizione cronica e arresto della crescita è del 31,8%, quindi circa 3 milioni di bambini sotto i 5 anni.

Circa il 3,5 % soffre di una malnutrizione globale acuta: circa 450mila bambini sotto i 5 anni.  Una percentuale di circa il 14,5 % di bambini risulta sottopeso, ma è anche aumentata la percentuale di bambini sovrappeso, circa 4,5%.

Nella regione di Mbeya il 34% dei bambini sotto i 5 anni soffre di arresto della crescita (circa 123.000), 11.000 bambini di malnutrizione moderata acuta e 8.000 di malnutrizione severa acuta.

Da ricerche sul campo della nostra Associazione emerge che anche nella Metropoli di Dar Es Salaam almeno il 30% dei bambini sotto i 5 anni soffre di arresto della crescita. Ma abbiamo anche rilevato che almeno il 40% dei bambini con disabilità presenta gravi problemi di malnutrizione.

La stessa situazione viene confermata dai dati raccolti nelle attività promosse dall’Ospedale di Riabilitazione INUKA di Wanging’ombe – Regione di Njombe – dove il 37% dei bambini con disabilità presenta gravi problemi di malnutrizione.

Le cause sono da attribuire al circolo “vizioso” povertà – disabilità – malnutrizione, sia alle stesse patologie di disabilità dove, ad esempio, le PCI –  Paralisi Cerebrali Infantili comportano, spesso, seri problemi di deglutizione per gli stessi bambini e quindi conseguente difficoltà ad una alimentazione adeguata e corretta.

La situazione dei bambini con problemi di malnutrizione e i bisogni cui risponde il progetto nelle sedi di Mbeya, Wanging’ombe e Dar Es Salaam.

Negli incontri con le famiglie dei bambini con disabilità e dalle visite effettuate dal personale sanitario dei Centri di Riabilitazione Simama di Mbeya, Inuka di Wanging’ombe e del centro “Antonia Verna – Kila Siku CBRdi Dar Es Salaam è emerso che almeno il 30% dei bambini che frequentano il centro presentano problemi di malnutrizione e nel 10% dei casi problemi severi di malnutrizione.

Attraverso il colloquio con le famiglie emerge una significativa correlazione tra malnutrizione e povertà; ma emerge anche la necessità di un’inadeguata informazione sulla tipologia di alimentazione, sul come utilizzare al meglio gli alimenti anche a basso costo di cui si dispone, conoscerne il valore nutrizionale con l’obiettivo di gestire una dieta equilibrata e adeguata allo sviluppo.

L’analisi dei casi avviata dagli operatori dei 3 Centri ha fatto emergere un’altra correlazione significativa: quella tra malnutrizione e disabilità. La maggior parte dei bambini con paralisi cerebrale infantile presenta anche problemi di deglutizione e masticazione classificabili come disfagia.

Infine rileviamo la forte correlazione tra malformazioni ossee come ginocchia vare e valghe con la carenza di vitamine. Ancora una volta la formazione ai genitori e caregivers è funzionale alla risoluzione dei problemi

 

Criticità rilevate e aspetti da innovare

E’ ancora elevato il numero dei bambini nelle aree del progetto che non sono raggiunti dai servizi di riabilitazione, di inclusione scolastica, di integrazione sociale e necessitano quindi di essere individuati, accompagnati nei centri con le loro famiglie per essere presi in carico

A partire dalle indagini ufficiali nel Paese sul problema della disabilità, in particolare sulla malnutrizione dei minori con disabilità che rende più critica la loro condizione, e valorizzando le esperienze e le ricerche degli operatori dei Centri su cui si incentra il progetto, risultano chiare alcune criticità.

Criticità n.ro 1

Difficoltà per la famiglia di un bambino disabile nel raggiungere i servizi sanitari per mancanza di trasporti appropriati e anche per mancanza di mezzi economici di alcune famiglie – specialmente nelle aree rurali.

Criticità n.ro 2

La mancanza di autonomie personali. Un bambino con disabilità gravi che non riesce ad assolvere autonomamente alle funzioni essenziali (alimentazione, cura della persona, bisogni fisiologici) è molto spesso trascurato e resta solo in casa per l’assenza dei genitori impegnati nel lavoro fuori casa durante tutto il giorno.

Criticità n.ro 3

Una terza sfida è rappresentata dall’accesso all’istruzione. La maggior parte dei bambini disabili, soprattutto se femmine, non frequenta la scuola. Nelle scuole mancano le infrastrutture necessarie a garantire un libero accesso ai bambini disabili e vi è una forte carenza di insegnanti di supporto.

Criticità n.ro 4

La quarta sfida è di tipo socio-culturale. Infatti, i bambini con disabilità sono vittime della stigma e vengono nascosti perché considerati una vergogna per la famiglia e la comunità.

Criticità n.ro 5

C’è una difficoltà da parte dei familiari a riconoscere i sintomi della malnutrizione dei bambini specialmente quelli con disabilità grave a causa della disfagia (la difficoltà nella deglutizione) e la cura spesso avviene in ritardo quando, non poche volte, si sono create conseguenze negative nella crescita del bambino.  Le mamme e i caregivers dei bambini con disabilità non hanno la strumentazione e le competenze fondamentali per gestire in casa e con continuità la problematica della malnutrizione e della disfagia.

Criticità n.ro 6

Non si dispongono di prodotti specifici consigliati dalle Organizzazioni internazionali e spesso mancano persino le conoscenze elementari per l’utilizzo razionale di farine e frutta del mercato locale e a basso costo atti a contrastare la malnutrizione.

Criticità n.ro 7

Gli operatori dei Centri di Riabilitazione mancano di competenze sulle patologie più gravi di disabilità a cui occorre dare risposte competenti e non possono fruire di competenti strutture e di protocolli per la diagnosi e cura della malnutrizione.

 

DESTINATARI DEL PROGETTO

Sono destinatari del progetto 2800 minori con disabilità, che frequentano i centri di riabilitazione e centri diurni: Inuka, Simama e Antonia Verna -Kila Siku CBR.

I minori con disabilità, destinatari dell’intervento, sono vittime di un forte stigma sociale, vivono una situazione di fragilità in diversi ambiti della propria vita, dalle autonomie personali, alla partecipazione alla vita comunitaria, dalla scuola alle relazioni con l’ambiente esterno e rischiano di essere deprivati della condizione di diritto – cittadini come tutti gli altri – garantiti dalla Costituzione tanzaniana e dalla legge quadro sulla Disabilità (il Disability Act 2010). In particolar modo i bambini con disabilità gravi inoltre, oltre gli svantaggi e le molteplici barriere che la società impone loro, devono affrontare ulteriori sfide come per esempio le conseguenze della malnutrizione e bisogni sanitari specifici su cui questo progetto accentua l’attenzione.

Relativamente ai 2000 minori con disabilità accolti presso il centro Inuka CBR:

·       1200 tra gli 0 e i 5 anni

·       600 tra i 5 e i 9 anni

·       200 tra i 9 e i 14 anni

·       Il 70% dei bambini con disabilità è affetto da paralisi cerebrale infantile, con conseguente ritardo nello sviluppo psicomotorio, causata da cause pre, peri e post natali, la più frequente l’asfissia alla nascita. Il restante 30% ha avuto altri problemi alla nascita che ha portato ritardi mentali e problematiche fisiche e ortopediche.

·       1600 frequentano il centro Inuka o i centri dislocati quotidianamente accompagnati dai genitori, il restante 400 vive distante dai centri e usufruisce della riabilitazione domiciliare.

·       Il 70% dei genitori lavora nei campi e non è in grado di prendersi cura adeguatamente della riabilitazione dei propri figli. 

·       Il 40% dei bambini ha un solo genitore, più frequentemente mamma o nonna, che deve sostenere tutta la famiglia

·       Circa il 40 % dei bambini frequenta la scuola in classi affollate dove non c’è una formazione degli insegnanti sulla disabilità

·       Circa il 20% dei bambini minori di 5 anni viene sottoposto al trattamento ortopedico con gesso per le deformità delle gambe I

·       Circa l’80% dei bambini ricevono dal centro Inuka un ausilio in legno o in termoplastica da utilizzare in casa per una maggiore efficacia della riabilitazione

·       Tutte le famiglie ricevono un sostegno psicologico e formazione riguardo la disabilità durante la permanenza al centro per imparare a prendersi cura del proprio bambino con disabilità

Relativamente ai 500 minori con disabilità dei 3 centri socio-riabilitativi del programma Simama CBR nella città di Mbeya:

  • 250 tra gli 0 e 5 anni
  • 150 tra i 5 e 9 anni
  • 100 tra i 9 e 14 anni
  • L’80% dei bambini con disabilità ha una diagnosi di paralisi cerebrale infantile e ritardo nello sviluppo psicomotorio. Il 20% presenta patologie ortopediche e disabilità intellettiva, causate spesso da una malnutrizione prolungata.
  • 350 frequentano i centri socio-riabilitativi Simama quotidianamente accompagnati dai genitori, e 150 usufruiscono della riabilitazione domiciliare, vivono molto lontani dal centro o sono troppo grandi per essere portati dal genitore.
  • Il 60% dei genitori lavora nei campi e si sposta spesso in villaggi vicini, il che rende difficile una frequenza continua ai centri e rende fondamentale il trattamento domiciliare e l’insegnamento alle famiglie
  • Il 40% dei bambini ha un solo genitore che si prende cura di tutta la famiglia
  • Circa il 30% dei bambini frequenta la scuola, dove però ci sono molte barriere architettoniche e pochi insegnanti per il numero di bambini, e a volte nessun insegnante formato sulla disabilità
  • Il 60% dei bambini riceve dai centri Simama ausili in legno da utilizzare in casa per permetterli di mantenere un’adeguata postura e maggiori risultati riabilitativi
  • Il 10% dei bambini viene sottoposto al trattamento ortopedico con gesso per le deformità delle gambe
  • Il 20% delle famiglie viene seguito dall’assistente sociale per un supporto economico
  • Il 60% dei bambini viene seguito mensilmente dalla pediatra per la prescrizione delle medicine per l’epilessia e per la malnutrizione

Relativamente ai 300 minori con disabilità accolti nel centro “Antonia Verna -Kila Siku CBR” a Dar Es Salam:

  • 150 tra gli 0 e 5 anni
  • 100 tra i 5 e 9 anni
  • 50 tra i 9 e 14 anni
  • L’80% dei bambini con disabilità è affetto da paralisi cerebrale infantile con conseguente ritardo nello sviluppo psicomotorio. Il restante 20% ha problemi comportamentali, ritardo mentale e problematiche ortopediche.
  • 250 frequentano il centro riabilitativo Antonia Verna -Kila Siku CBR quotidianamente accompagnati dai genitori, e 50 ricevono il servizio della riabilitazione domiciliare, ancora più importante in una grande città come Dar dove le distanze si dilatano e per raggiungere il centro a volte si possono impiegare ore.
  • Il 30% dei bambini ha un solo genitore che si prende cura di tutta la famiglia
  • Il 55% dei genitori è commerciante ed è assente da casa per tutta la giornata, e ha bisogno di un supporto per prendersi cura adeguatamente del proprio bambino con disabilità
  • Circa il 30% dei bambini frequenta la scuola, in classi molto affollate e con pochi insegnanti preparati per la disabilità e che spesso rifiutano l’inserimento del bambino con disabilità nella scuola, costringendo i genitori a trovare una scuola più lontana da casa e più difficile da raggiungere
  • Il 60% dei bambini riceve dal centro Antonia Verna -Kila Siku CBR ausili in legno da utilizzare in casa e supportare le famiglie nella riabilitazione

Tutte le famiglie ricevono un sostegno psicologico e formazione riguardo la disabilità durante la permanenza al centro per imparare a prendersi cura del proprio bambino con disabilità

I bambini con disabilità vengono visitati periodicamente dal medico del centro per monitorare il loro stato di salute

 

PRECEDENTE ESPERIENZA DELL’ENTE PRESSO CUI SI REALIZZA IL PROGETTO NEL PAESE

Comunità Solidali nel Mondo ONLUS è un’associazione senza fini di lucro riconosciuta Onlus ai sensi del D.lgs. 470/97, che persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociali: assistenza sociale agli emarginati e ai poveri di tutti i continenti promuovendo lo sviluppo integrale della persona; promozione dell’autosviluppo delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo per migliorarne le condizioni di vita a tutti i livelli: sociale economico, culturale, lavorativo, sanitario, educativo, nel rispetto della cultura, dei valori e dello spirito creativo di ciascuno; promozione di una cultura basata sulla solidarietà, sulla giustizia sociale, sulla pace, sulla mondialità, sulla cooperazione tra i popoli, nel rispetto dell’ambiente, delle radici culturali e religiose.

I beneficiari dell’Associazione sono in prevalenza minori, giovani con disabilità e donne in situazione di grave svantaggio. Verso questi target Comunità Solidali nel Mondo Onlus promuove iniziative che generino lavoro, reddito e dignità, in particolare attraverso il microcredito rurale e l’agricoltura sociale, e interventi di Riabilitazione su Base Comunitaria. Gli interventi di cooperazione allo sviluppo dell’Associazione hanno inoltre una specifica focalizzazione sulla replicabilità degli interventi locali a livello nazionale, per garantire sostenibilità istituzionale e il più possibile istruzione, formazione e sostegno delle professionalità locali.

Nell’ultimo quinquennio (2015-2021) le attività più rilevanti realizzate sono state le seguenti:

1.     2013-2015: Progetto Shamba. Shamba è un progetto di autosviluppo, approvato e finanziato dalla CEI – Comitato e Servizio per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, finalizzato al sostegno dell’attività agricola dei piccoli coltivatori diretti della Regione di Njombe e allo sviluppo di capacità locali. Il progetto è consistito nella costituzione e avvio di un oleificio in consorzio per la produzione di olio di girasole e la fornitura di macchinari agricoli utili a garantire una adeguata produzione di semi di girasoli da conferire allo stesso oleificio, e nella costituzione di un Centro di formazione professionale per giovani agricoltori. Gli obiettivi riguardavano la stabilizzazione dell’insediamento agricolo familiare nei territori rurali della Regione di Njombe, e in particolare nei territori circostanti Wanging’ombe, frenando lo spopolamento e l’emigrazione giovanile e l’abbandono degli anziani, e valorizzando l’attuale struttura sociale basata sul villaggio e lo shamba (attività agricola familiare su modesti appezzamenti agricoli), e l’incremento del reddito di impresa agricola familiare, mediante l’efficientamento della produzione e l’aumento delle rese. Comunità Solidali nel Mondo ONLUS ha partecipato come partner al progetto, promosso e gestito da CESC Project in qualità di capofila, concorrendo al management e alla gestione del progetto e compartecipando con proprie iniziative di raccolta in Italia al finanziamento dell’intervento.

2.     2013-2016: Progetto Simama – In Piedi. Simama è un intervento di Community Based Rehabilitation inteso a trasferire nelle Regioni di Njombe e di Mbeya un modello di intervento basato su servizi riabilitativi domiciliari e connessa formazione delle reti parentali, ingaggio e inclusione scolastica di persone con disabilità, erogazione di cicli riabilitativi intensivi presso un centro specializzato, avvio di 4 centri di aggregazione distribuiti sui territori rurali dei villaggi di Mbeya, cicli formativi di personale sanitario specializzato e community workers. Il progetto è stato realizzato in partnership con Gondwana – Associazione di Cooperazione e Diplomazia Popolare. Nello specifico Comunità Solidali nel Mondo Onlus si è occupata dell’ideazione e pianificazione dell’intervento incluso lo studio di prefattibilità , di costruzione di reti e partenariati locali e stipula di accordi di cooperazione locale, di reclutamento di fondi da donatori privati mediante apposite campagne, di coordinamento generale dell’iniziativa sia dall’Italia che in loco mediante proprio personale, di esecuzione dei piani di progetto relativi alla formazione del personale e alla costituzione e avvio di centri diurni mediante coordinatori locali e infine delle fasi specifiche di screening neuropsichiatrico  dei bambini beneficiari mediante missione di personale specializzato italiano espatriato (neuropsichiatra infantile e terapista della neuropsicomotricità).

3.     2017- 2019 – TULIME – Coltiviamo!  E’ un progetto di cooperazione agricola in ambito di contrasto alla povertà estrema e inserimento lavorativo di persone in situazione di svantaggio, da realizzare nel Distretto di Wanging’ombe in Tanzania a favore dei piccoli coltivatori diretti con redditi inferiori alla soglia di povertà assoluta. Si è basato sull’implementazione nell’area del modello del “contract farming” promosso dalla FAO: sono stati sottoscritti con oltre 150 coltivatori ogni anno degli accordi di agevolazione agricola concernenti la cessione di materie prime di qualità e servizi (concimi biologici, seme selezionato non OGM, lavorazioni meccanizzate dei piccoli appezzamenti di terreno), l’adozione di un comune disciplinare di coltivazione del girasole e il conferimento del prodotto al Frantoio sociale gestito dal centro riabilitativo Inuka CBR, a prezzo di vantaggio rispetto al mercato concorrente. Agendo su tali leve l’intervento ha migliorato la produttività e le rese agricole di medio termine dei piccoli appezzamenti a conduzione familiare (shamba) che sono la fonte prevalente del reddito familiare; b) è stato incrementato il reddito equivalente del coltivatore per unità di prodotto, con impatti immediati sulle povertà estreme; c) sono stati inseriti 4 giovani con disabilità intellettive nel ciclo produttivo di raccolta, spremitura e confezionamento del prodotto.

4.     2017- 2018 – CARE NA JAMII  – Care na Jamii è un progetto in ambito di salute e riabilitazione per le persone in situazione di disabilità motoria e psichica nel distretto di Wanging’ombe (Regione di Njombe, Tanzania), in particolare bambini affetti da paralisi celebrale, con disturbi congeniti e con disabilità traumatiche e post-traumatiche, che adotta come metodologia di intervento la Riabilitazione su Base Comunitaria. La Riabilitazione su Base Comunitaria (in inglese: Community Based Rehabilitation – CBR) è una strategia adottata e promossa OMS, UNESCO e ILO come protocollo di intervento all’interno dei processi di sviluppo di una comunità, per organizzare la riabilitazione e garantire l’uguaglianza delle opportunità, l’accesso alle risorse incluse l’istruzione e il lavoro  e l’integrazione sociale di tutte le persone con disabilità, attraverso la mobilitazione delle risorse e capacità di quella stessa comunità. Nello specifico Care na Jamii ha raggiunto oltre 300 minori con disabilità che non riuscivano ad accedere ai sistemi di cura locali e non frequentavano la scuola a causa della distanza fisica o dei cattivi collegamenti interposti tra i villaggi rurali in cui risiedono.

5.     2017- 2020 – ALL INCLUSIVE Il progetto ha risposto alle problematiche descritte adottando un approccio olistico di riabilitazione su base comunitaria (RBC) su tre aree: riabilitazione medico-sanitaria, economic empowerment (EE) e inclusività socio-educativa. 

Comunità solidali – che era partner del capofila del progetto, il CEFA di Bologna –  ha focalizzato le sue attività su 2 aspetti di cui è responsabile e che ha guidato completamente a livello operativo. La prima attività ha avuto l’obiettivo di aumentare l’offerta riabilitativa, la diagnosi e l’invio in trattamento precoce delle persone con disabilità nella regione di Dar es Salaam attraverso la costruzione del Centro “Antonia Verna – Kila Siku CBR” nel quartiere di Kawe su un terreno messo a disposizione della Congregazione delle Suore di Ivrea: due palestre, 4 studi medici, uffici di coordinamento, aula di formazione, per gli operatori di base; la selezione ingaggio e formazione del personale (1 medico, 2 Terapisti, 1 terapista occupazionale,10 CRW’s – Community Rehabilitation Workers, 1 psicologo, 1 assistente sociale). Attualmente il Centro si fa carico di oltre 400 bambini con disabilità, più di 1000 beneficiari (familiari dei bambini iscritti che ricevono un sostegno e un supporto nelle attività, oltre 400 persone con disabilità raggiunte negli incontri di formazione/informazione e nelle attività di supporto e monitoraggio.

La seconda attività ha impegnato l’Associazione in una costante e delicata azione di stimolo nei confronti delle Istituzioni locali e del Governo della Tanzania per l’attuazione del Disability Act (2010) – la legge quadro approvata dal Parlamento tanzaniano –  finalizzata all’offerta di nuovi servizi e la regolamentazione della riabilitazione con effetti sulla sostenibilità dei nuovi servizi per i disabili.

 

PARTNER ESTERI

 

DIOCESI DI NJOMBE

La Diocesi di Njombe, suddivisa in 31 parrocchie, conta una popolazione di 660.000 abitanti di cui il 39,2% battezzati ed è da anni impegnata nella lotta a favore delle fasce più deboli della popolazione più deboli attraverso iniziative e progetti specifici. La Diocesi di Njombe può contare su un notevole numero di persone che svolgono un’attività di volontariato in ambito sociale di circa 260 persone.

Rapporti con l’ente proponente e/o coprogettante:

La Diocesi di Njombe collabora come partner di Comunità Solidali da oltre 10 anni nella realizzazione di progetti di cooperazione e di servizio civile. Fin dai primi interventi a favore dei disabili nel distretto di Wanging’ombe, la Diocesi ha messo a disposizione competenze, spazi e risorse per il raggiungimento degli obiettivi.

Contributo specifico alla realizzazione delle attività del progetto:

·       Supporto nell’ottenimento del permesso di soggiorno per i volontari della regione di Njombe;

·       Supporto nell’organizzazione di giornata formative riguardanti la descrizione della vita di comunità e del territorio di Njombe;

·       Supporto nell’organizzazione di giornate formative riguardanti la politica, l’economia e più in generale la cultura tanzaniana;

OSPEDALE DI RIABILITAZIONE INUKA CBR

INUKA Southern Highlands CBR è un centro di riabilitazione, divenuto nel 2019 “Ospedale di riabilitazione” con l’obiettivo di fornire servizi di alta qualità alle persone con disabilità e ad altri pazienti con bisogni di riabilitazione, coinvolgendo le loro famiglie e le comunità in cui si stanno inserendo, secondo la metodologia della riabilitazione su base comunitaria.

La sede è presso il villaggio di Wanging’ombe nella regione di Njombe in Tanzania. Nel compound sono presenti, oltre alla palestra di riabilitazione, un ufficio di coordinamento; gli alloggi dei referenti; due ostelli, adulti e bambini, per ospitare i pazienti e i loro familiari; un laboratorio di ausili ortopedici; e un oleificio di olio di girasole di alta qualità e un laboratorio di artigianato i quali proventi sostengono il centro di riabilitazione. Inuka dal 2011 si è fatta carico di oltre 2500 persone con disabilità assicurando riabilitazione e ausili, e formazione alle famiglie.

Rapporti con l’ente proponente e/o coprogettante:

Inuka CBR è partner di Comunità Solidali nel mondo dal 2011. Le 2 organizzazioni operano in sinergia per supportare le persone con disabilità nel distretto di Wanging’ombe, dove l’ospedale di riabilitazione è ubicato. Inoltre dal 2011 ad oggi sono stati realizzati 8 progetti di servizio civile per un totale di 32 operatori che hanno svolto servizio civile.

Contributo specifico alla realizzazione delle attività del progetto:

·       Supporto nell’organizzazione del corso intensivo di lingua Swahili della durata di 3 settimane;

·       Supporto nell’organizzazione di giornata formative riguardanti la riabilitazione su base comunitaria; disabilità in Tanzania; legge quadro sulla disabilità

·       Condivisione di know-how sulle strategie e tecniche

·       Strutture in cui i volontari prestano servizio (palestra di riabilitazione; sala speech-terapy)

·       Materiale e macchinari per la riabilitazione.

PROVINCIA SAN MICHELE ARCANGELO IN TANZANIA E KENYA DELLE SUORE DI CARITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE D’IVREA

La congregazione in Tanzania è riconosciuta dallo stato Tanzaniano ed è stata registrata come “Registered Trustees of Ivrea Sisters Tanzania – Organismo registrato presso le autorità locali tanzaniane.

La Comunità religiosa, nata in Italia, ha avviato la sua presenza in Tanzania dal gennaio 1960 incrementando servizi sanitari e servizi educativi rivolti a bambini nei villaggi del nord del Paese.

Nel 1990 la Comunità delle Suore di Ivrea si è stabilita nel quartiere di Kawe della città di Dar es Salaam dove viene avviato un dispensario con annessi ambulatori e servizi sanitari. Affiancata all’attività assistenziale le suore sono anche impegnate anche nella gestione di una scuola materna per i bambini del quartiere (nella maggior parte dei casi provenienti da famiglie poverissime) e attività ludico-educative offrendo in questo modo un importante spazio di aggregazione.

Dal particolare interesse e attenzione da parte della Congregazione nei confronti delle persone con disabilità è nata la collaborazione con Comunità Solidali nel Mondo per la gestione come partner del progetto “ALL INCLUSIVE” (finanziato dal MAECI – Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale) e per la costruzione del centro riabilitativo “Antonia Verna – Kila Siku CBR”.

Contributo specifico alla realizzazione delle attività del progetto:

·       Supporto nell’ottenimento del permesso di soggiorno per i volontari della regione di Dar Es Salaam;

·       Supporto nell’organizzazione di giornata formative riguardanti la riabilitazione su base comunitaria; disabilità in Tanzania; legge quadro sulla disabilità

·       Condivisione di know-how sulle strategie e tecniche

·       Strutture in cui i volontari prestano servizio (palestra di riabilitazione; sala speech-terapy)

·       Materiale e macchinari per la riabilitazione.

SHALOM, DEVELOPMENT ORGANIZATION /CARITAS DI MBEYA NGO TANZANIA

SHALOM Development Organization, è una ONG tanzaniana che opera in tutto il Paese ed è un’organizzazione “sorella” della Caritas Mbeya.

In coerenza con la normativa in vigore nel Paese la Caritas Mbeya è un organismo ecclesiale del Dipartimento di sviluppo dell’Arcidiocesi di Mbeya mentre SHALOM è stata registrata come ONG per promuovere iniziative esterne di sviluppo della Comunità. La Vision di SHALOM è quella di operare perché le Comunità abbiano risposte adeguate ai problemi della salute, abbiano accesso facilitato alle informazioni, siano rispettose dell’ambiente ed indipendenti a livello economico.

La Mission: aiutare le persone ad aumentare il livello di consapevolezza nell’affrontare le sfide che riguardano la nostra comunità attraverso attività solidali e di volontariato al fine di raggiungere un futuro migliore e sostenibile.

Obiettivi: Promuovere programmi di sviluppo sostenibile per la comunità come l’agricoltura circolare e l’industria di trasformazione alimentare; sviluppare iniziative comunitarie la comunità sulle questioni relative alla salute e al benessere; promuovere attività di volontariato per sostenere azioni solidali nella comunità a favore di fasce deboli; facilitare l’accessibilità della formazione professionale ai giovani nelle aree rurali e nelle piccole città povere.

Il Programma Mbeya CBR- Simama è stato promosso da Comunità solidali nel mondo attraverso progetti di cooperazione internazionale e decentrata in partenariato con Gondwana – Associazione di Cooperazione e Diplomazia Popolare.

Contributo specifico alla realizzazione delle attività del progetto:

·     Supporto nell’ottenimento del permesso di soggiorno per i volontari della regione di Mbeya;

·     Supporto nell’organizzazione del corso intensivo di lingua Swahili della durata di 3 settimane e nell’organizzazione di giornata formative riguardanti la descrizione della vita di comunità e della Tanzania;

·       Supporto nell’organizzazione di giornata formative riguardanti la riabilitazione su base comunitaria; disabilità in Tanzania; legge quadro sulla disabilità.

·       Strutture in cui i volontari prestano servizio nei 3 centri socio riabilitativi dotati di palestra di riabilitazione e stanza per la cognitive.

Materiale e ausili per la riabilitazione.

OBIETTIVO DEL PROGETTO:

Obiettivo del progetto è migliorare le condizioni socio-sanitarie di 2800 minori con disabilità dei Centri di Riabilitazione “Simama CBR” di Mbeya (Regione di Mbeya), dell’Ospedale di Riabilitazione Inuka di Wanging’ombe (Regione di Njombe)  e dei Centro di Riabilitazione “Antonia Verna –  Kila Siku”, nella Regione di Dar Es Salaam in Tanzania.

Le azioni progettuali sono a implementare interventi riabilitativi basati sulla metodologia della riabilitazione su base comunitaria, ovvero mettere al centro le persone con disabilità e le loro famiglie, potenziando e promuovendo l’inclusione sociale dei disabili permettendo loro di accedere ai servizi sanitari, educativi e sociali già esistenti all’interno della comunità.

Si intende fornire ai minori con disabilità strumenti che accrescano la propria autonomia, ovvero la capacità delle persone di spostarsi, comunicare, compiere le attività della vita quotidiana, applicarsi in un’attività professionale o scolastica. La presa in carico riabilitativa significa insegnare ed aiutare la persona con disabilità nell’esecuzione di movimenti e comportamenti utili per la vita quotidiana come nutrirsi, vestirsi, lavarsi, spostarsi e così via.

La metodologia adottata dal progetto è quella della RBC – Riabilitazione su Base Comunitaria (raccomandata peraltro da autorevoli Organismi Internazionali come il WHO e l’ONU) che consiste nel rendere competenti le mamme i caregivers e le Comunità locali (i villaggi) nell’attuazione dei programmi riabilitativi individuali: esercizi riabilitativi appropriati, adeguata alimentazione con conseguente competenza nella gestione dei problemi di disfagia, inserimento scolastico e sociale.

In termini specifici il progetto mira a:

a) Sviluppare negli operatori dei Centri competenze per:

§ Rispondere adeguatamente ai bisogni riabilitativi dei minori con patologie gravi e promuovere progetti riabilitativi adeguati;

§ Avviare processi di diagnosi e cura della malnutrizione quando associata ad una disabilità grave;

§ Stabilire relazioni adeguate ed empatiche con le famiglie dei minori con disabilità per continuare le terapie e le attività anche a casa;

§ Attivare relazioni di alleanza con gli altri caregivers;

§ Realizzare una costante verifica del miglioramento avviato.

b) Sviluppare nei genitori dei bambini con disabilità competenze per realizzare, perfezionare e validare un modello di intervento trasferibile in altri contesti;

c) Diffondere il modello della RBC e promuovere l’integrazione nelle politiche educative e sociali: sviluppare reti relazionali di sostegno tra gli altri genitori, le famiglie e la comunità

d)  Realizzare, perfezionare e validare un modello di intervento sanitario e sociale trasferibile in altri contesti.

In termini di obiettivi di impatto il progetto mira a:

– Offrire opportunità di cura e di riabilitazione ad un numero più elevato di bambini con disabilità dei territori attraverso un’azione promozionale nelle Comunità locali.

– Definire e validare un protocollo di intervento per sviluppare competenze genitoriali di intervento sulla disabilità con particolare riferimento ai bambini con disabilità grave e con problemi di malnutrizione.

Supportare la famiglia nella cura del bambino con disabilità per la massima autonomia possibile sgravando i membri della famiglia di compiti assistenziali gravosi migliorandone la qualità della vita e ampliando così le opportunità per una integrazione sociale adeguata.

– Sviluppare una consapevolezza negli operatori rispetto al valore dell’intervento competente e adeguato sulla disabilità grave con particolare riferimento alla diagnosi e la terapia della malnutrizione;

– Realizzare, perfezionare e validare un modello di intervento trasferibile in altri contesti.

RUOLO ED ATTIVITÁ DEGLI OPERATORI VOLONTARI:

 

LE ATTIVITÀ DEGLI OPERATORI VOLONTARI SONO LE STESSE IN TUTTE LE SEDI.

Azione 1. Screening sanitario dei bambini che afferiscono ai 3 Centri

Attività degli operatori volontari:

–        Supporto agli operatori nella gestione dell’accoglienza dei bambini e aiuto nella misurazione del peso, circonferenza dell’avambraccio e altezza;

–        Supporto negli interventi riabilitativi e aiuto nella elaborazione dei piani riabilitativi individuali

–        Supporto alle famiglie dei bambini che vengono inviati presso strutture mediche specializzate

Azione 2. Aumentare il numero di visite domiciliari

Attività degli operatori volontari:

–         Aiuto nella compilazione dei piani riabilitativi individuali;

–         Supporto e aiuto logistico nelle attività riabilitative domiciliari nei villaggi e nelle zone limitrofe

Azione 3. Inserimento scolastico

Attività degli operatori volontari:

–         Partecipazione alle riunioni di equipe e supporto nella programmazione degli interventi;

–         Supporto logistico agli incontri nelle scuole di riferimento;

–         Supporto alle attività di inserimento e monitoraggio dei bambini con disabilità nelle scuole.

Azione 4. Promozione della Community Based Rehabilitation, raccolta e presa in carico delle richieste.

Attività degli operatori volontari:

–        Aiuto nella realizzazione di materiali illustrativi sul sistema di CBR;

–        Supporto nella preparazione e gestione degli incontri presso dispensari, villaggi e ospedali delle tre Diocesi di Mbeya, Njombe e Dar;

–        Supporto nella raccolta richieste, screening, definizione protocolli riabilitativi, prese in carico;

–        Partecipazione agli incontri nelle scuole di riferimento;

Azione 5. Sessioni formative per le mamme.

Attività degli operatori volontari:

–        Supporto nella promozione dei corsi e nella raccolta di richieste di accesso

–        Aiuto nella realizzazione dei corsi e nella loro gestione nei 3 Centri

–        Supporto nell’avvio di laboratori culinari indirizzati alle mamme.

Azione 6. Supporto nutrizionale intensivo presso i tre Centri

Attività degli operatori volontari:

–        Affiancamento all’equipe durante gli interventi riabilitativi;

–        Supporto agli operatori/alle operatrici durante le attività quotidiane dei centri;

–        Partecipazione alle riunioni di equipe e supporto per la compilazione dei piani riabilitativi individuali;

–        Supporto nella distribuzione di farine e preparati adatti a fornire calorie essenziali e necessarie ad uscire dalla situazione di emergenza;

Azione 7. Corso di formazione per 24 operatori dei 3 centri per lo sviluppo delle competenze necessarie per implementare la diagnosi e la terapia della malnutrizione.

Attività degli operatori volontari:

–        Supporto nelle sessioni di formazione per la terapia della malnutrizione acuta grave:

–        Aiuto nella elaborazione di materiali illustrativi per la cura e terapia della malnutrizione da distribuire alle mamme e agli operatori sanitari;

Supporto nella elaborazione di un protocollo di interventi sanitari ad alto impatto che prevede anche la diagnosi e il trattamento di bambini con disabilità grave e con problemi di disfagia

 

 

SEDI DI SVOLGIMENTO

 

Sede di attuazione del progetto di appoggio in Italia

SEDE DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO IN ITALIA

INDIRIZZO SEDE

CODICE SEDE

N. OP. VOLONTARI

Comunità Solidali nel Mondo Onlus

Via Lungro 1, Roma

153090

12

 

Sedi di attuazione del progetto all’estero

SEDE DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO ALL’ESTERO

INDIRIZZO SEDE

CODICE SEDE

N. OP. VOLONTARI

COM SOL – Dar Es Salaam

Kawe Road snc, Dar Es Salaam

 153089

4

COM SOL Simama

Hospital Hill SNC, città di Mbeya

 204435

4

COM SOL Wangi CBR

Mbeya Road SNC, Wanging’ombe

 204436

4

 

POSTI DISPONIBILI, VITTO E ALLOGGIO E RELATIVE MODALITA’:

I 12 volontari saranno ospitati in strutture gestite e organizzate dai partner locali in forma di comunità di convivenza, arredate nello stile e nelle caratteristiche delle abitazioni locali, non lontane dalle sedi di servizio e all’interno delle quali avranno garantiti i pasti giornalieri.

 

EVENTUALI PARTICOLARI CONDIZIONI ED OBBLIGHI DI SERVIZIO ED ASPETTI ORGANIZZATIVI:

Giorni di servizio settimanali ed orario

Il servizio si articolerà su 6 giorni la settimana per complessive 1145 ore di servizio.

Numero di mesi di permanenza all’estero, modalità e tempi di eventuali rientri

Sono previsti almeno 10 mesi di permanenza all’estero, strutturati in due periodi di permanenza dei volontari nelle sedi del progetto intervallati da un rientro in Italia necessario per la verifica della prima fase del progetto, per la programmazione della seconda e per realizzare le attività di sensibilizzazione in Italia previste dal progetto. Compatibilmente con la tempistica di avvio progetto la prima partenza è prevista entro il primo mese dall’inizio del progetto e il primo periodo di permanenza è di circa tre/quattro mesi.

Modalità e mezzi di comunicazione con la sede italiana

La comunicazione con la sede italiana sarà garantita tramite telefonia mobile, e-mail e Skype. Nelle sedi è presente la connessione ad internet.

Eventuali particolari condizioni ed obblighi

Nel pieno rispetto della normativa di riferimento, per una organizzazione ottimale del servizio, agli operatori volontari potrebbero essere richieste le seguenti condizioni e disponibilità:

o   Rispetto degli usi, dei costumi e della cultura locali;

o   Stile di vita essenziale;

o   Flessibilità negli orari di servizio, con esclusione degli orari notturni;

o   Disponibilità, se necessario, di prestare il proprio servizio durante il fine settimana e/o in giorni festivi, garantendo comunque i riposi settimanali previsti;

o   Disposizione alla vita di comunità (co-gestione dello spazio abitativo, preparazione

o   dei pasti, pulizia degli ambienti personali);

o   Disponibilità a frequentare un corso di lingua e cultura swahili.

Particolari condizioni di disagio

Non sono state riscontrate significative situazioni di disagio per i volontari.

Per la persona che proviene da Paesi Europei le condizioni di disagio sono legate sostanzialmente a quelle di una “normale” permanenza in un paese africano: i piccoli accorgimenti trasmessi da chi ha esperienza pluriennale di vita in Africa (solo acqua filtrata ad es.) sono sufficienti a eliminare rischi seri di malattie e/o di inconvenienti. La malaria non viene segnalata nell’altipiano in cui si trovano le Regioni di Mbeya e di Njombe; al contrario vanno prese le precauzioni del caso quando si dovessero programmare spostamenti all’interno del Paese (ad esempio visite nella zona della costa o sulle Isole).

Rischi sanitari quali la malaria o il colera, non vengono segnalati nell’altipiano in cui si trova la sede Gondwana Inuka e, e nella città di Mbeya e Dar Es Salaam.

In generale, la maggior parte dei rischi sono ridimensionabili se si considera che nello svolgimento delle attività previste dal progetto, i volontari saranno costantemente affiancati dal personale locale.

Eventuale assicurazione integrativa

Il progetto non prevede un’assicurazione integrativa.

 

DESCRIZIONE DEI CRITERI DI SELEZIONE: La selezione dei candidati avverrà per titoli e colloquio. A tal fine è stata predisposta una scala di valutazione in 100 centesimi, di cui: 40 punti attribuibili in base ai titoli posseduti e 60 punti attribuibili in base ai risultati del colloquio.

La soglia minima per l’idoneità è di 36/60 al colloquio, dunque un punteggio inferiore corrisponde alla non idoneità al progetto.

Per il dettaglio dei punteggi consulta i Criteri di selezione del sistema accreditato.

 

 

CARATTERISTICHE COMPETENZE ACQUISIBILI:

Attestazione specifica che indicherà le competenze che il volontario ha avuto l’opportunità di maturare durante lo svolgimento del servizio, attraverso la realizzazione delle attività peculiari che lo hanno visto impegnato nell’ambito del progetto cui è stato assegnato.

FORMAZIONE SPECIFICA DEGLI OPERATORI VOLONTARI:

 

MODULI IN PRESENZA

Sede di realizzazione

Roma: Via Lungro 1, e presso le sedi di attuazione del progetto all’estero.

Moduli della formazione

Modulo 1: Presentazione dell’Ente: organizzazione e funzionamento (8h)

Modulo 2: Il ruolo del volontario in Servizio civile nel progetto (8h)

Modulo 3: Tecniche di animazione e di comunicazione interpersonale (6h)

Modulo 4: Le caratteristiche della multifunzionalità nello sviluppo locale (6h)

Modulo 5: Tecniche di progettazione e implementazione di piani e programmi di lavoro (6h)

Modulo 6: Formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego degli operatori volontari in progetti di servizio civile universale (8h)

MODULI E CONTENUTI IN E-LEARNING

Modulo 7: Educazione alla pace e allo sviluppo sostenibile (35 h)

 

Durata: 72 ore.

TITOLO DEL PROGRAMMA DI INTERVENTO CUI FA CAPO IL PROGETTO:

KUKARIBISHWA TANZANIA PER L’INCLUSIONE DEI PIÙ FRAGILI

OBIETTIVO/I AGENDA 2030 DELLE NAZIONI UNITE

Obiettivo 2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

Obiettivo 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

Obiettivo 4: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti

Obiettivo 5: Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze

Obiettivo 10: ridurre l’ineguaglianza di e fra le Nazioni

AMBITO DI AZIONE DEL PROGRAMMA:

sostegno, inclusione e partecipazione delle persone fragili nella vita sociale e culturale del Paese

PER INFORMAZIONI 

E-mail: estero@cescproject.org 

Sportello telefonico Infobando: 

Lunedì – Mercoledì – Venerdì: 9.30 – 12.00

Martedì – Giovedì: 14.00 – 16.00

Tel: +39 3516881486