Servizio civile universale e Garanzia Giovani: le dichiarazioni del nostro Vicepresidente Rossano Salvatore a Redattore Sociale

Garanzia Giovani nel Servizio Civile Universale, analizzata nelle sue problematiche forti di questi mesi in alcune dichiarazioni del nostro Vice Presidente Rossano Salvatore raccolte da Redattore Sociale. I numeri, le problematiche, i disagi estremi per i giovani, per gli enti e ma anche per gli operatori delle Istituzioni preposte alla sua attuazione. Il rischio è quello di produrre, un duro colpo, non tanto all’Istituto repubblicano del Servizio Civile che in 50 anni di storia ha acquistato una sua autonoma credibilità e autorevolezza tra i giovani e le comunità territoriali, quanto piuttosto alle politiche pubbliche per l’occupabilità dei giovani e alla fiducia degli stessi nelle istituzioni preposte alla loro attuazione.

La nostra finalità associativa è valorizzare il Servizio civile quale Istituto repubblicano di difesa civile non armata e nonviolenta e dei valori costituzionali della Patria e quindi evidenziare tutto quello che va in questa direzione e porre attenzione su tutto quello che è contrario a questo fine.

Riportiamo integralmente l’articolo di Redattore Sociale a cura di Francesco Spagnolo pubblicato l’8 settembre 2021

https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/servizio_civile_universale_e_garanzia_giovani_ancora_problemi_di_gestione_e_avvio_per_i_progetti

Servizio civile universale e Garanzia Giovani, ancora problemi di gestione e avvio per i progetti

8 settembre 2021 ore: 12:40 di Francesco Spagnolo

Rossano Salvatore (Cesc Project): “Il rapporto tra programma Garanzia Giovani e Servizio Civile ha già diversi anni di convivenza all’attivo ma il feeling tra i due soggetti non è mai decollato”. Il bando volontari ha visto complessivamente 6.748 posti disponibili per giovani NEET e disoccupati, ma a fronte di quasi 13 mila domande, saranno solo 4.320 i giovani che potrebbero essere avviati ROMA – Continuano i problemi di gestione e avvio dei progetti di Servizio civile universale (SCU) finanziati con i fondi del Piano europeo “Garanzia Giovani” e riservati o a giovani NEET (coloro che “non lavorano, non studiano, né cercano lavorano” secondo l’acronimo inglese) oppure a disoccupati.

“Il rapporto tra programma Garanzia Giovani e Servizio Civile ha già diversi anni di convivenza all’attivo ma il feeling tra i due soggetti non è mai decollato – ci dice Rossano Salvatore, Vicepresidente dell’ente CESC Project -. Ne è testimonianza recente la vicenda che parte con il Bando di progettazione del 2020, in cui è stato previsto un finanziamento di 53 milioni di euro che avrebbe permesso l’avvio di quasi 2.300 giovani NEET e quasi 4.500 giovani disoccupati in Italia, nonché oltre 1.500 giovani in progetti da svolgersi in Italia ma con un periodo in un paese UE fino a tre mesi. Il risultato è stato che i progetti per i NEET attualmente non arrivavano a coprire le 1.000 posizioni e quelli per disoccupati alle 1.900. Non attivati dunque oltre 3.500 opportunità per i giovani in Italia e quasi tutte le 1.500 posizioni previste con i tre mesi all’estero. Chi è preposto al governo del programma si è domandato come mai?”.

“Il 13 dicembre – prosegue Salvatore – il Dipartimento per le Politiche giovanili e il SCU cerca di recuperare a questo mancato interesse da parte degli enti a progettare il Servizio civile in Garanzia Giovani, proponendo agli stessi la possibilità di finanziare i programmi di intervento approvati, ma non finanziati per l’inadeguatezza del fondo ordinario, con le risorse del Programma PON IOG rimaste inutilizzate. Molti enti, nella prospettiva di non vedere avviati progetti in territori in cui operano da anni, accettano, spesso a malincuore a motivo delle non sempre positive precedenti esperienze, la ‘migrazione’ su Garanzia Giovani”.

Il Bando volontari, scaduto lo scorso febbraio, ha visto così complessivamente 6.748 posti disponibili per giovani NEET e disoccupati, in 9 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia), ma a fronte di quasi 13 mila domande, saranno solo 4.320 i giovani che potrebbero essere avviati, con una percentuale di copertura (potenziale) media del 64,1%, che come nel caso della Campania scende anche al 56,6%, a fronte del 74% sui posti dei progetti ordinari.

“Ma se non si riveleranno efficaci gli accordi delle ultime settimane tra Dipartimento e ANPAL, rischiamo di avere numeri ancora inferiori – aggiunge il vicepresidente del CESC Project -. Perché, è opportuno rilevare che, mai come quest’anno, abbiamo avuto problemi di gestione della misura. Questo a causa delle poco chiare procedure di partecipazione dei giovani a Garanzia Giovani, che hanno messo in forse la validità della candidatura per molti di essi e portato alla esclusione di tantissimi di loro, con punte che in alcuni casi hanno raggiunto l’80% dei candidati e che hanno comportato un enorme lavoro aggiuntivo per gli enti in sede di selezione per poi produrre delle graduatorie provvisorie che sono state stravolte dalle verifiche degli aspetti formali”.

“Per i giovani partecipare – spiega ancora Salvatore – è stato un vero percorso ad ostacoli tra la poca chiarezza nelle procedure da seguire, le difficoltà ad entrare in contatto con i Centri per l’Impiego (CPI), che spesso davano anche informazioni contraddittorie tra loro, l’incertezza nelle modalità della presa in carico e della stipula dei Patti di Servizio, e il tutto nell’illusione che, una volta presentata la domanda on line e compilati i pochi campi richiesti, la parte burocratica fosse terminata. E invece, è proprio una volta scaduto il bando che iniziava il ‘calvario’, per loro, per gli operatori degli enti e, posso garantirlo per averlo sperimentato di persona, soprattutto per il personale del Dipartimento preposto alla gestione della misura che ha dato tutto se stesso per ridurre il danno. Purtroppo alcune imprecisioni e incompletezze nel Bando volontari e le incongruenze tra le informazioni raccolte dal sistema di Domanda on Line e quelle in possesso di ANPAL, hanno portato il Dipartimento ad intervenire più volte prima per precisare la procedura di gestione delle selezioni e poi, a più riprese nei mesi successivi, per provare a gestire la situazione di quei giovani che, pur ritenendo di aver presentato regolare domanda o di avere i requisiti richiesti, non risultavano, al momento della verifica verso le graduatorie definitive, avere completato le procedure di iscrizione a Garanzia Giovani e quindi rischiavano, e rischiano ancora, di essere esclusi, anche a progetti avviati”.

“Gli stessi avvii al servizio – prosegue – hanno subito diversi spostamenti di data, spesso comunicati con strettissimo preavviso, che hanno generato non poca rabbia e frustrazione i nei giovani coinvolti. Abbiamo cercato di accogliere al meglio il loro sentimento di scoraggiamento verso le Istituzioni ma è stato molto difficile trovare non solo le giuste parole di conforto ma soprattutto le più opportune modalità di comportamento. La nostra frustrazione maggiore è stata quella di sapere che erano proprio loro quelle persone che il programma Garanzia Giovani vorrebbe riportare ad essere attivi ad essere escluse per vizi procedurali e aspetti formali che poco hanno a che fare con un Servizio civile che vuole essere davvero Universale”.

In conclusione per Rossano Salvatore tutta questa vicenda dimostra come, “per dirla con una battuta, si sia reso il facile difficile attraverso l’inutile” e di come occorra ora “ripensare seriamente la presenza del Servizio Civile Universale all’interno di Garanzia Giovani, riflessione tanto più urgente perché, con l’imminente arrivo dei fondi legati al PNRR, come ci insegnano le passate esperienze, spesso estemporanee, fatte di Bandi straordinari figli di accordi e protocolli dettati a volte dall’opportunità della visibilità politica del momento, quello che superficialmente può apparire come una risorsa, quanto meno economica, per il sistema Servizio Civile può diventare, per la difficoltà di coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali proponenti, uno strumento che non raggiunge i beneficiari della misura ma alimenta solo le strutture burocratiche preposte alla sua attuazione. Ma quello che dal mio punto di vista è ben peggiore è che così si snatura la finalità e la modalità operativa di questo Istituto Repubblicano di difesa civile non armata e nonviolenta della Patria e dei valori Costituzionali che, in 50 anni di vita, pur nelle mille difficoltà e contraddizioni, si è guadagnato il gradimento dei giovani, la fiducia delle famiglie e il rispetto delle comunità. L’augurio è che possa averne altrettanto dalla politica e dalle istituzioni”. (FSp)